LONDONIANS

Tre lustri, o se preferite 15 anni.
Da tanto dura quella che, di gran lunga, è ‘la storia d’amore’ più intensa, duratura e significativa della mia vita. Al netto dei soliti sciocchi, inutili e banali luoghi comuni che da sempre accompagnano la reputazione di Londra, quello che si è instaurato tra me e questa città vibrante, elegante e così dannatamente creativa altro non è che un love affair.
Corrisposto?
Mi piace pensare che lo sia.
PERCHÉ SEBBENE NELLA SUA APPARENTEMENTE ESAGERATA ECCENTRICITÀ LONDRA POSSA APPARIRE COME UNA METROPOLI SOFFOCANTE, SUPERFICIALE E TROPPO, TROPPO VELOCE, NELLA REALTÀ È UN LUOGO PIENO DI OPPORTUNITÀ ed in cui gli apparenti contrasti già trattati in articoli precedenti tra moderno ed antico, tra tradizione e modernità, tra est ed ovest, tra bianco e nero, altro non sono che la legna che fa ardere un fuoco con non distrugge ma riscalda l’anima. Sono il calore domestico intorno a cui confrontarsi e dar vita alle idee migliori.
Un luogo d’incontro, dunque, o per usare un inglesismo, un melting pot, sociale e culturale.
Non a caso qui si sono originate tutte, o quasi, le sottoculture degli ultimi due secoli in campo musicale, letterario e stilistico.
Di questa varietà tratterò in queste righe. Diversità sostanziale in termini di origini ed eredità culturale ma che poi si sostanzia in una comune ricerca espressiva fondata sullo stile. Definirci old money sarebbe fin troppo semplicistico specie per uno come me che si è sempre tenuto alla larga dalle definizioni preferendo, piuttosto, concentrarmi sulla sostanza. Mi sono sempre interrogato su cosa sia lo stile per me, trovando la sintesi estrema del discorso in una semplicissima frase: “non è che la manifestazione di un modo di essere”.
Ho voluto quindi, in questa occasione, rivolgere questa domanda, insieme ad altre per poter meglio contestualizzare il discorso, a due amici che condividono con me la vita londinese.
Trevor, Taiwo ed Andrea.
3 Players (incluso il sottoscritto, giusto per foraggiare un minimo il mio ego) accomunati dalla ricerca di uno stile inconfondibile che ci distingue e ci accomuna se non necessariamente nel modo di mostrarci, quantomeno nella motivazione che ne sta alla base.
Una sorta di intervista quadrupla di cui riporto le risposte.

TREVOR BURNHAM
Età: 60 anni
Luogo di nascita: Balham (Londra).
Cosa ti ha portato qui a Londra e da quanto ci vivi?
Ho vissuto qui tutta la mia vita.
Cosa ti piace di più di Londra?
Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo e credo che Londra sia meravigliosa per diverse ragioni. Principalmente perché si tratta di un luogo in cui le differenti culture possono esprimersi liberamente. La vita notturna, clubs, ristoranti, teatri e soprattutto l’arte sono impareggiabili se paragonate al resto del mondo.
Le persone hanno la libertà di esprimersi in qualsiasi modo. Soprattutto qui c’è la storica Savile Row. Trovo che sia assolutamente
unico che esista una intera strada dedicata, da sempre, all’alta manifattura sartoriale. Questo è quello che amo di più di Londra.
Cosa fai nella vita?
Lavoro part time per Scabal a Savile Row e sono un consulente medico in una clinica privata.
Quale è la tua definizione di stile?
Credo che lo stile sia innato e provenga da dentro di noi. È ciò che di noi proiettiamo incoscientemente sugli altri e che include, ad esempio, la nostra postura o il modo di camminare. Ovviamente cosa indossiamo e come lo indossiamo sono inequivocabili segni distintivi.
Definisci il tuo stile.
Non credo di avere uno stile particolare o che possa essere definito in qualche modo. Mi vesto in una maniera che gli altri notano e spesso commentano positivamente. Il mio stile è quello di Trevor.
Quali sono i 3 capi ‘essenziali’ nel tuo guardaroba?
Pantaloni bianchi o color panna. Una giacca sempre bianca o panna ed un completo gessato.
Quale è la prima cosa che metti in valigia quando parti?
Un paio di pantaloni ovviamente bianchi. Li porto ovunque nel mondo perché li trovo cool e chic e li indosso in ogni occasione, sia su una spiaggia che al ristorante.
Sei mai stato a Pitti Uomo?
Sfortunatamente non ancora, ne ho sentito molto parlare da amici che ci sono andati e ovviamente vedo le immagini sui vari “social”. Sto lavorando per andarci.
Cos’è per te Pitti Uomo, cosa pensi che sia?
A mio avviso Pitti è una splendida opportunità di incontro per persone che condividono la stessa passione e che si esprimono esplorando i meandri dell’eleganza sartoriale.
Se riuscirò ad esserci, almeno per un giorno, indosserò un immancabile paio di pantaloni sartoriali color panna (realizzati dalla miglior sartoria di Savile Row) da accoppiare ad una camicia Winchester color blu fiordaliso e, per completare l’opera, un paio di scarpe bicolori. Questo è quello che mia moglie ha scelto per me. Chi vivrà vedrà.

TAIWO PAUL MEGHOMA
Età: abbastanza adulto per conoscere la vita ma ancora sufficientemente giovane per poter infrangere qualche regola all’occorrenza.
Dove sei nato: Lagos, Nigeria.
Cosa ti ha portato qui a Londra e da quanto ci vivi?
Mi sono trasferito qui nel 2004. La ragione principale è stata lo studio. Londra mi ha dato l’opportunità e mi ha aiutato a crescere sia intellettualmente sia come uomo.
Cosa ti piace di più di Londra?
Ciò che più apprezzo è la perfetta combinazione di storia e modernità. È una città in cui monumenti secolari come la Torre di Londra e l’Abbazia di Westminster si ergono con fierezza tra edifici eleganti e moderni come lo Shard.
Al di là del suo iconico skyline, ciò che davvero distingue Londra è lo spirito di inclusività. È una città globale sotto tutti i punti di vista. Amo il modo in cui questa città ispira ogni forma di espressione senza timore di giudizio alcuno e che plasma il futuro della moda ogni giorno.
Cosa fai nella vita?
Sono fashion director, ambasciatore di Apulian Runaway in Puglia e ambasciatore mondiale di Hedonya Group che ha sede in Lettonia.
Quale è la tua definizione di stile e come definiresti il tuo?
Lo stile è la mia firma e riflette ciò che sono, il modo in cui mi muovo e come esprimo le mie idee. È molto più che una semplice tendenza. Ha più a che fare con la sicurezza in sé stessi.
Quali sono i 3 capi “essenziali” nel tuo guardaroba?
Un completo sartoriale di Ilario Esposito, un paio di scarpe di Stubbs and Wooton ed i miei occhiali da sole.
Quale è la prima cosa che metti in valigia quando parti?
Un completo blu.
Sei mai stato a Pitti Uomo?
Assolutamente si.
Cos’è per te Pitti Uomo?
Come fashion director Pitti Uomo rappresenta uno dei poli più dinamici dell’innovazione, dell’artigianalità e della cultura nel settore della moda uomo.
È molto più di una semplice fiera. È la bussola che indica la via che la moda si appresta a percorrere ed un’occasione per imparare cose nuove ogni volta.

ANDREA ‘JAMES’ GABRIELLI
Età: 52 ad agosto. Portati con la stessa fierezza ed orgoglio con cui indosso un abito sartoriale.
Luogo di nascita: Roma.
Cosa ti ha portato qui a Londra e da quanto ci vivi?
Ancora non so perché mi sono trasferito qui. Ad un certo punto della mia vita, dopo aver girato il mondo in lungo ed in largo almeno 5 volte ero stufo dell’Italia. Probabilmente ero alla ricerca del mio posto nel mondo.
Dopo quasi 15 anni sono sempre dell’avviso di averlo trovato qui.
Cosa ti piace di più di Londra?
L’energia, la spinta creativa figlia della commistione di culture e influenze diverse. L’idea di dare a mia figlia un’opportunità di vita diversa e, almeno nelle mie idee, migliore.
Cosa fai nella vita?
Sono padre, faccio l’agente di sportivi, scrivo ‘sciocchezze senza impegno’ su varie riviste e sono un content creator. Cronicamente infortunato ma mai rassegnato all’inesorabile incedere del tempo, tra un sigaro e l’altro, faccio Triathlon (sono stato nella squadra nazionale britannica) e gioco a golf perché dicono faccia tanto fico.
Quale è la tua definizione di stile?
Tutto ciò che ci identifica e ci definisce al di là degli schemi imposti dal fashion. Lo stile è proprio il suo opposto. La moda ci impone di apparire come vogliono gli altri. Lo stile invece racconta ciò che siamo. Attraverso ciò che indossiamo ma ancor di più per il modo in cui lo facciamo. Per come parliamo, per come ci relazioniamo con gli altri. Un abito si acquista. Lo stile no.
Definisci il tuo stile…
Spontaneo ma curato perché i dettagli sono terribilmente importanti.
Quali sono i 3 capi “essenziali” nel tuo guardaroba?
Un completo gessato, una camicia (anche perché praticamente non ho magliette) ed un cappello.
Quale è la prima cosa che metti in valigia quando parti?
La macchina fotografica il blocco e la penna.
Sei mai stato a Pitti Uomo?
ehhh lo fanno, lo fanno (cit.).
Cos’è per te Pitti Uomo?
Una kermesse ma soprattutto un’occasione per rivedere amici di ogni parte del mondo.

di Andrea ‘James’ Gabrielli

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