Cliente Vs Committente

La (poco) sottile differenza tra commissionare e acquistare.

 

In un mercato tendente all’omologazione dell’offerta si fa forza il desiderio di mantenere un carattere distintivo,

ritornando alla maniera ‘custom’. Molti lo definiscono un ritorno al passato in un clima di incertezze, mentre altri confidano che il futuro ‘will be hand made’ per scelta e non per necessità.

Avviando il trasloco degli uffici della casa editrice che pubblica questa testata, l’archivio ha riservato qualche sorpresa. Una in particolare ha stimolato il mio interesse. Tra documenti, libri, appunti e fotografie, è apparsa un’inconsueta pubblicazione. Inconsueta per formato e contenuto. Si tratta di una raccolta di stampe con testo a corredo realizzata in occasione della mostra Dall’abito di corte all’abito del cittadino. In un elegante raccoglitore sono unite quaranta schede con splendide illustrazioni all’acquerello. Luigi Settembrini e Gherardo Frassa, curatori della mostra, percorrono le modificazioni del vestire a cavallo della rivoluzione francese. Senza intendersi di semiologia e di comunicazione, il popolo, gli intellettuali e gli aristocratici francesi, durante quei cruciali anni rivoluzionari che avrebbero determinato l’ordine del mondo per i secoli successivi, giocarono le carte della moda con la lucidità e la consapevolezza che solo periodi rivoluzionari riescono a generare. I protagonisti di quel periodo intesero la moda proprio come la intendiamo noi oggi, ossia un’immagine riflessa di valori, ideologie e stili di vita. Con la successiva presa del potere da parte dei Giacobini e la conseguente dispersione della clientela elegante, la rovina degli artigiani che la servivano è cosa fatta. Tanto che Marat, non certo amante del lusso e della frivolezza, pronosticò con preoccupazione che nel giro di pochi decenni non si sarebbe più trovato a Parigi un solo artigiano capace di realizzare un cappello o un paio di scarpe. Da allora l’abito del popolo ritorna come un fantasma in tutte le rivoluzioni.

La rivoluzione odierna

Per riprendere il tema di queste righe e la riflessione della premessa, cerco di tracciare un parallelismo con i giorni nostri. Com’è ovvio a molti, l’accesso al prodotto abbigliamento, nell’accezione modaiola, non ha più ostacoli di sorta. Con qualsiasi budget oggi, attingendo dalla vastità di offerta, chiunque può soddisfare il proprio senso di appartenenza abbigliandosi in modo adeguato alle proprie esigenze. Alla moda o eleganti, informali o eclettici, ne abbiamo per tutte le tasche. A cosa è dovuto quindi il timore della ‘rovina degli artigiani’ di cui a poche righe sopra? Probabilmente alla diversa natura che passa tra commissionare e acquistare. Oggi la società moderna tende a omologare. Analizza, profila e classifica le abitudini in modo da distribuire prodotti e servizi che soddisfino utenze sempre più vaste. Una produzione sempre più vasta con economie di scala vantaggiose dal punto di vista industriale. Forse i rivoluzionari di oggi sono proprio quelli che fuggono dall’etichetta e dalle pressioni delle grandi firme o del fast fashion per rinnovare la fiducia agli artigiani.

Cliente vs Committente…

Noi italiani siamo abituati ad essere circondati dal bello e, probabilmente, l’ambiente in cui da secoli viviamo ci ha cullato tra opere d’arte e manufatti di pregevole fattura. Tuttavia, fin dall’antichità, è proprio la committenza, a volte dinastica o reale e a volte religiosa, che ha fatto sì che sapienti mani artistiche e artigianali si potessero cimentare nel realizzare opere illustri e senza tempo. Egizi, Maya, Greci e Romani ci hanno lasciato opere di immenso valore. Opere che senza una committenza difficilmente sarebbe state realizzate. L’Ultima Cena o la Cappella Sistina, palazzi storici sono solo alcuni esempi di come magnati e chiesa abbiano agevolato l’opera dell’arte e dell’ingegno. E i musei e le nostre città sono colmi di queste testimonianze a beneficio dell’umanità tutta. Inoltre, per avvicinarci al secolo scorso, sarebbe stato difficile costruire la famosa casa sulla cascata se Frank Lloyd Wright non avesse ottenuto commessa e libertà di azione da parte del suo cliente. Così come Le Corbusier difficilmente avrebbe potuto progettare la cattedrale di Notre Dame du Haut. La committenza – spesso abbiente oltre che lungimirante – cercava e ingaggiava chi meglio poteva interpretare la propria personalità, la propria potenza o magnificenza e il proprio stile di vita.

Dalle piramidi del faraone all’abito del sarto

Tra i clienti della sartoria di famiglia si annoverava un famoso armatore. Ebbene costui era abituato a trascorrere su una delle sue navi in crociera buona parte dell’anno e per questo commissionava il ‘baule’. Il baule rappresentava quanto necessario all’abbigliamento in ogni possibile occasione o condizione per il lungo viaggio e per le giornate spese sia a bordo e sia nelle città visitate. La sartoria doveva pensare a tutto: dal fazzoletto al pigiama, dalla maglietta al pantalone così come per gli abiti da sera e lo smoking. Il cliente trasmetteva le esigenze e si aspettava una sapiente interpretazione stilistica e funzionale delle stesse. Sembra una storia lontana dai nostri tempi e dalle nostre abitudini. Tuttavia la clientela del sarto è composta di persone così. Di persone che affidano e che fanno creare. Persone che acquistano per possedere e non per avere, che si avvalgono di mani capaci ma anche di menti fini. Opere e manufatti si tramandano quindi arrivano a noi per restare poi nel futuro. Racchiudono in un’unica essenza sia la personalità del committente e sia la capacità e l’estro dell’artigiano. Probabilmente negli anni a venire ci dovremo abituare a consultare archivi digitali invece che fisici; non vorrei apparire nostalgico ma mi chiedo se e come queste due componenti potranno essere ancora colte. I committenti non comprano il tempo ma la conoscenza. Il futuro sarà forse fatto a mano, ma difficilmente lo sarà senza committenti illuminati. Del resto poi, a mio avviso, poco sarà tramandabile nello stesso modo.

di Gianni Fontana

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