WHO ARE THEPLAYERS: MARTINA BONCI
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FABIO SODANO È UNO DEI PRINCIPALI ESPONENTI DELLA NUOVA SARTORIA NAPOLETANA, CHE HA
CONDIVISO CON NOI IL SUO PUNTO DI VISTA SULLO STILE E SULLO SCENARIO SARTORIALE CINTEMPORANEO.
Questa professione non è possibile farla senza passione, ci vuol raccontare quale è stato il suo approccio nei confronti del mondo della sartoria e come è nata la sua passione?
La mia passione, come ogni passione che si rispetti, ha origini profonde e familiari. Sono nipote di un commerciante, che, come si usava nel secolo scorso, quando non c’era scuola, mi portava con sé dai suoi clienti, per lo più sarti. Le sartorie mi hanno sempre affascinato, la gestualità del sarto, la lentezza e precisione di ogni movimento, la serenità con la quale si taglia una stoffa preziosa. Il mio apprendistato, ancor prima della formazione accademica, è iniziato in età adolescenziale, proprio in una di queste antiche botteghe.
Negli ultimi 10 anni il sarto è tornato al centro di un sistema legato all’eleganza maschile, grazie anche ai social ed al ritorno in sartoria di una clientela più giovane. Come è cambiato il ruolo del sarto in questi anni?
È verissimo che il trend è quello di riscoprire l’eleganza del passato, soprattutto tra i giovani. La cosa va vista da due prospettive. Da un lato quella ottimistica che mette al centro della moda maschile la sartorialità, il su misura, l’artigianato, anche tra i giovani e giovanissimi: molti miei clienti appunto regalano ai propri figli per la loro laurea, un abito fatto a mano. Dall’altro lato però, proprio perché i giovani sono smart, abituati alle cose rapide, istantanee, hanno un approccio non sempre immediato con il sarto. Il sarto è un pò terapeuta, un pò confidente, dal sarto oltre a provare abiti e scegliere stoffe, ci si gode un pò di tempo per se stessi, per una chiacchierata, e forse non tutti i ragazzi sono più abituati a questa modalità di condividere e godere il tempo lentamente.
La sartoria napoletana è una sorta di denominazione di origine controllata, quale è secondo lei il suo appeal riconosciuto in tutto il mondo?
Devo dire che la mia fortuna è stata nascere in questa città e imparare il mestiere qui. Credo che il sarto, in quanto artigiano ma in fondo un poco artista, trovi nella città di Napoli un’ispirazione continua, che non si esaurisce nel modello, o nel taglio della giacca, che di per sé, rappresentano un unicum, nel mondo intero.
Sono convinto che l’appeal citato, sia da rintracciare proprio nell’approccio del sarto partenopeo, in quel modo tipicamente napoletano di accarezzare la vita con leggerezza, di accogliere il cliente con una soluzione sempre immediata, di riuscire a cercare la perfezione nel capo ‘rendendolo imperfetto’, perché cucito addosso al cliente.
Quali sono i tratti principali della sua sartoria, se dovesse utilizzare pochi aggettivi come la definirebbe?
La mia sartoria è dinamica. Non mi sono mai fossilizzato sui modelli canonici, ho cercato di offrire ai miei clienti, sempre la mia versione della loro idea di eleganza. Ogni giorno, cambio il mio modo di vedere il mio stile, in base alle esperienze fatte, i viaggi in giro per il mondo e la mia crescita personale.
Anche lei è spesso con la valigia in mano in partenza per incontrare clienti ed organizzare Trunk Show. Che tipo di clientela è quella che si rivolge a lei?
La mia è una clientela assolutamente varia, non esiste un vero e proprio ‘tipo’. I miei clienti son uomini, ragazzi, professionisti, artisti, che hanno deciso di farmi entrare nella loro vita con il mio stile, e da quel momento lo hanno fatto proprio. Chiunque sia in grado di apprezzare la bellezza e di condividerla può diventare mio cliente.
Quale è l’aneddoto più curioso che può raccontare riguardo ad un suo cliente?
Di aneddoti ce ne sarebbero tanti, soprattutto all’inizio della professione ho incontrato persone bizzarre con richieste parimenti assurde. Sorrido, però, ogni volta che ripenso a quando un cliente si è fatto raggiungere in una nota località sciistica, in pieno inverno con temperature sotto lo zero, chiedendomi un pronto intervento, per poi scoprire che prima di un evento aveva bisogno del mio consiglio su quale cravatta abbinare all’abito. La storia si è conclusa con un febbrone per me ed una bellissima figura del mio cliente.
Quale è il pezzo del suo guardaroba al quale è più legato?
Sicuramente un completo gessato blu con giacca doppiopetto. L’ho indossato alla prima colazione con quella che oggi è mia moglie, è nel mio armadio sempre, nonostante non lo indossi ormai da anni.
di Simone Gismondi
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