COVER STORY: NICK WOOSTER

Oltre 1 milione di follower su Instagram, centinaia di foto sui profili e sui principali siti di stile maschile, decine e decine di epigoni che provano a essere lui. Basterebbero queste poche informazioni per raccontare la potenza, la creatività e l’influsso di un uomo che ha saputo trasformarsi in un marchio.
Nick Wooster, statunitense classe 1960, è oggi uno dei personaggi più influenti della moda maschile, designer e retail consultant per i top brand americani e internazionali, in Asia ed Europa, Italia compresa.
Il suo percorso ha fatto tappa tra i migliori marchi e i più lussuosi department store degli Stati Uniti. Barney’s New York, Bergdorf Goodman, Neiman Marcus, Calvin Klein, Ralph Lauren e JCPenney, per citarne alcuni, fino alle collaborazioni con Leffot, United Arrows, Lardini, Tiffany & Co., Pringle of Scotland, Paul and Shark, GREATS, FPM Milano Luggage. Le più recenti, una capsule collection per il marchio giapponese Kuon e una per il marchio italiano Mr and Mrs Italy. Una profonda conoscenza del mercato che si fonde con uno stile davvero particolarissimo e altrettanto imitato, che sembra seguire delle regole precise ma in realtà è così intimamente personale che, nei tentativi di replica, le fugge tutte.
NICK LO RICONOSCI SUBITO: UN FISICO MOLTO ALLENATO, UNA DISCIPLINA FERREA NELLA CURA DEL VISO, DELLA BARBA E DEI CAPELLI, IL CULTO PER I DETTAGLI RICERCATI E I PEZZI SARTORIALI – LA GIACCA SU TUTTI – ABBINATI AI POLPACCI SCOPERTI E ALLE BRACCIA TATUATE, L’ATTITUDINE DA PASSERELLA, CHE PURE HA SOLCATO CON INDISCUTIBILE FASCINO IN PIÙ OCCASIONI. UNO STILE IN CUI IL FORMALE CONVIVE CON UNO STREET STYLE RIVISITATO E TOCCHI HYPSTER, IN CUI AI CLASSICI BLU, NERO E GRIGIO FANNO ECO IL ROSA FRAGOLA, IL GIALLO, L’ARANCIO, IL CICLAMINO, ALLE SPILLE DA BALIA IL FERMACRAVATTE, ALLE SLIP ON LE ROBUSTE CALZATURE INGLESI IN CUOIO. E ANCORA IL CAMOUFLAGE, L’ANIMALIER, IL FLOREALE.
Le lunghezze di pantaloni e giacche sono inusitate, i bermuda come una divisa, le caviglie quasi sempre scoperte e i calzini possono far bella mostra dai sandali aperti, senza nulla togliere all’eleganza innata di Nick, che cattura sguardi e consensi. Merito anche della sua educazione, dei modi gentili e raffinati e del suo essere vivace e divertente. thePLAYERS lo ha intervistato per la Cover Story numero 20.

Nick, raccontaci qualcosa di te …
Sono un uomo di quasi 64 anni (al tempo dell’intervista, il suo compleanno è il 2 lugluo, ndr) e ho intrapreso, a malincuore, in una fase avanzata della mia carriera, un percorso lavorativo alimentato dai social media e basato sulla consulenza creativa.
Quali sono i segreti di uno stile sorprendente?
Anche se onestamente è difficile rispondere a questa domanda, credo che il denominatore comune tra le persone veramente alla moda sia la capacità di apparire come tali, l’attitudine a esserlo senza pensarci. Raramente ho sentito parlare di persone alla moda che ‘progettano’ un outfit.
Qual è il tuo dress code?
Il mio dress code è non avere un dress code. Ogni volta che c’è un codice di abbigliamento, sudo freddo. La mia inclinazione naturale è di fare esattamente il contrario. Odio che mi venga detto cosa indossare. L’ultimo dress code obbligatorio che ho avuto è stato quando lavoravo per Neiman Marcus e Bergdorf Goodman (2010–2011): dovevo indossare un abito o una giacca e sempre con la cravatta.
L’unica consolazione sono le bellissime foto di street style che ho di quel periodo. Anche se all’epoca odiavo essere sottoposto a un dress code, ho comunque imparato che lo stile classico in passato appare sempre migliore quando lo si riguarda.
Le regole del tuo stile: quali i tuoi ‘assolutamente sì’, quali i tuoi ‘assolutamente no’?
Per quanto mi riguarda le regole del mio personale stile sono: non indossare mai scarpe con la punta quadrata, non indossare mai loghi e personalizzare sempre tutto in modo che si adatti perfettamente, indipendentemente dal prezzo e dall’articolo. Quindi non solo cappotti, giacche e pantaloni, ma anche magliette, costumi da bagno, maglioni, pantaloncini. E infine, fai sempre shopping: non sai mai quando potresti trovare qualcosa e quando l’ispirazione ti colpirà.
Cosa c’è nel tuo guardaroba? Quali sono i tuoi capi e quali i tuoi accessori preferiti?
Ne ho davvero troppi da elencare! Alcuni dei miei capi preferiti sono: le derby Shannon di Church’s, le francesine di Tricker, le derby del Grenson Triple Welt, le derby MA+ … tutto da Comme des Garçons e Junya Watanabe, tutto da Sacai e Kolor, tutto da Paul Harnden, tutto da Elena Dawson, tutto da ByWalid.
La giacca Andrew Driftwood in lino grigio, la giacca senza maniche Soloist, le cinture Sid Mashburn, in coccodrillo nero e marrone, con fibbie in argento e placca in ottone, la cintura in coccodrillo di Arts&Science, il caban di Prada, il cappotto lungo blu scuro di Jil Sander. E ancora camicie su misura Charvet con colletto a linguetta. Infine, tutto quel che è nato dalla mia collaborazione con Echo Design Group.
Sei semrpe presente alla manifestazione Pitti Uomo, cosa pensi di queste ultime edizioni?
Sono curioso di scoprire se lo spostamento dello stile verso una maggiore sartorialità e un nuovo interesse per il fatto a mano e per tutto quel che è artigianale stia continuando a crescere in importanza o meno. Il casual continuerà a esistere – non torneremo indietro – ma sono convinto che i più giovani sapranno trovare la chiave per integrare il meglio della tradizione sartoriale con i nuovi modi di pensare e di esprimersi.
Cosa pensi della moda italiana?
La mia impressione è che la moda italiana sia più rilevante ora di quanto lo sia stata negli ultimi 10 anni.

Cosa vedi nel futuro della moda maschile?
Il futuro dell’abbigliamento maschile non mi è chiaro. Da un lato, i mega brand e i mega gruppi continueranno a dominare, dall’altro credo che i marchi storici saranno le storie di successo del futuro. Come Zegna, che ha davvero trasformato il proprio modello di business per aprirsi a una nuova era.
Quali sono le tendenze che vedi in Italia e non altrove?
I trend che appartengono all’Italia e non trovi altrove sono storia, eredità, artigianato, reinvenzione.
Dove trovi ispirazione?
Trovo ispirazione ovunque. Aeroporti, ristoranti, passeggiando per strada, sulle riviste, in libri e film, su Instagram, TikTok, facendo shopping, frequentando negozi vintage, visitando musei. Non esiste un posto da cui non puoi trarre alcuna ispirazione. Per ottenere i migliori risultati, devi puntare lo sguardo in alto e fuori … non su uno schermo.
Cosa c’è nel tuo futuro?
Spero di continuare ad avere l’opportunità di fare creative consulting e di lavorare con marchi che rispetto e ammiro. Finora sono rimasto stupito dalle persone e dai luoghi interessanti che ho potuto incontrare e vedere.

di Marta Coccoluto, Photo Jim Johnson

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