Cover story: ROBERTO MANCINI

ABBIAMO AVUTO IL PIACERE DI INTERVISTARE, AD INIZIO ESTATE (giugno 2022, ndr), ROBERTO MANCINI, PERFETTO GENTILUOMO ITALIANO, CON IL QUALE ABBIAMO LASCIATO IL CALCIO IN DISPARTE PER PARLARE DI STILE ED ELEGANZA…

Dell’inizio dell’attività sportiva, gli esordi nel Bologna, conosciamo la storia, ma quando è iniziata ‘la carriera’ del giovane Mancini-stiloso? Ha avuto qualcuno che l’ha ispirata?

Non ricordo sinceramente, ma quando ero ragazzino a Bologna. La Bologna di quegli anni era una città estremamente vivace sotto questo punto di vista, c’era una grande energia, un grande fermento e il tipo di abbigliamento era un po’ diverso. A 15 anni avevo degli amici bolognesi proprietari di negozi in città e grazie a loro è cresciuta la mia attenzione per l’abbigliamento. Frequentavo il loro negozio, dapprima per amicizia, poi per curiosità e infine per interesse verso l’abbigliamento. Poi è chiaro che mi piacevano le cose belle. Però tutto è iniziato così, in maniera naturale da ragazzino a Bologna tanti anni fa. Poi crescendo si hanno dei punti di riferimento, dei personaggi che si guardano con attenzione, ai quali ci si ispira.

Poi chiaramente si coltiva una certa eleganza, se dentro si ha una certa predisposizione …

Forse sì, ci vuole una certa sensibilità, credo che a tutti piacciano le cose belle, io tengo particolarmente ad essere sempre e comunque vestito bene, elegante e appropriato a seconda delle occasioni.

È vero che sin da giovanissimo sceglieva le maglie della Samp, ed aveva voce in capitolo sulle scelte di stile della squadra in generale, oppure è una leggenda metropolitana?

No, non è una leggenda, è tutto vero! Per quanto concerne le divise eravamo un paio che andavamo e sceglievamo quello che secondo noi era meglio e più idoneo per la squadra. Per quanto riguarda le maglie è capitato quando, mancando la terza maglia, ne abbiamo ideata una. Però è successo solamente una volta.

Quindi era già avanti rispetto alla media dei sui coetanei compagni di squadra

Ha ha ha (ride!) Mi piaceva il fatto che la squadra fosse comunque elegante, anche quando si viaggiava nelle trasferte e più in generale in ogni occasione. Era un calcio molto diverso, anche da un punto di vista della comunicazione. Avere cose belle e rappresentare la società in maniera appropriata mi è sempre piaciuto, anche perché il nostro presidente era un uomo elegante e noi tutti ragazzi giovani, quindi era anche giusto che rappresentassimo bene la Sampdoria.

A lei tutti riconoscono una certa eleganza. Qual è la sua cifra, in cosa consiste lo stile Mancini?

Io non credo di avere uno stile preciso e ben identificabile. In genere indosso quello che mi piace, credo che la cosa più importante, e questo vale per me come per tutti, sia sentirsi a proprio agio. Si può indossare anche un paio di jeans, una scarpa da tennis ed una t-shirt e sentirsi comunque bene, centrato per la situazione ed il luogo dove devi andare. Come ho appena detto non ho uno stile preciso, mi si può vedere in giacca e cravatta, con una t-shirt, in un abito sartoriale, oppure con una maglia a righe sul molo di un porticciolo.

Quindi nessuna moda in particolare, ma solo stare bene con se stessi e con quello che si indossa …

No, sinceramente non seguo la moda, acquisto e indosso solo capi che mi piacciono, senza seguire le tendenze di stagione. Non mi faccio influenzare se un anno va il pantalone a due pinces o più stretto o con il fondo più largo di 18 cm, oppure una giacca più avvitata. I miei acquisti sono indipendenti da questo tipo di indicazioni, mi piace indossare cose belle che penso mi stiano bene.

Ho letto che da anni, fin da quando era allenatore del Manchester City lei è seguito da un sarto napoletano Gianni Maragliano, come è stata la scelta della scuola sartoriale napoletana?

Naturalmente conoscevo la storia e la qualità diffusa della sartoria napoletana, che è sicuramente una delle migliori al mondo. Conosco Gianni ormai da tanti anni ed ha fatto per me diversi abiti, che comuqnue mi faccio fare anche da altri, come ad esempio da Loro Piana. In ogni caso mi piace avere diversi punti di riferimento, come ad esempio Brunello Cucinelli. Per questo motivo non posso dire di avere un solo stile, ma spesso faccio un mix tra le cose che mi piacciono e che scelgo liberamente.

Con la famosa sciarpa del City lanciò una vera e propria moda. Nel periodo in cui ha allenato in Inghilterra è stato considerato un punto di riferimento, un’icona di stile, una bella soddisfazione considerato che anche gli inglesi in quanto a stile non scherzano. Quale è stato il complimento più bello che ha ricevuto?

È vero, ero riconosciuto come uomo elegante e questo ovviamente mi faceva piacere. Ma in Premier, come in Italia, solo molti gli allenatori eleganti, che si vestono bene. La storia della sciarpa è un po’ strana, nel senso che io mettevo la sciarpa in quel modo classico, come si mette abitualmente in Italia e da lì è nata tutta una storia … andò sui giornali, la stampa inglese descrisse come doveva esser fatto il nodo della sciarpa e da quel momento tutti i tifosi iniziarono a farsi il nodo in quel modo. In Inghilterra diventò una ‘sciarpa mediatica’, ma per me, e per noi italiani, era ed è un modo normalissimo e diffuso di annodare una sciarpa.

Altra sua grande passione è il mare, immagino sbocciato durante gli anni che era alla Samp a Genova.

Sì, io sono nato vicino al mare, però sicuramente la passione è sbocciata a Genova dove ho vissuto per 15 anni, e in quel periodo ho vissuto il mare in maniera più intensa, poi, per me vivere sul mare è tutta un’altra vita, ha un altro sapore, è sicuramente il posto dove preferisco vivere.

Del mondo marinaresco, fatto di regole, di tradizioni ma anche di tanta libertà con un dress code molto codificato, cosa le piace …

Il mare mi piace, ho avuto anche la fortuna di avere qualche barca ogni tanto, che mi ha permesso di vivere questa passione. Poi certo l’abbigliamento da barca è molto tipico e funzionale, il dress code marinaro ha grande tradizione ed esprime un grande senso di libertà; devo ammettere che mi piacciono i grandi classici: i pantaloni bianchi, le maglie blu, le righe.

Quando viaggia per piacere o per lavoro cosa non deve mai mancare nel suo bagaglio. Quali sono i capi ai quali non può rinunciare?

Io sono un disastro nel fare le valigie! Praticamente faccio delle valige gigantesche, dove metto quasi tutto quello che penso mi possa servire, che però puntualmente non uso mai. In valigia metto tutto: jeans, una giacca blu, un abito, t-shirt, camicie informali, due o tre paia di scarpe, spazio nei diversi generi che mi piacciono. Generalmente utilizzo la metà delle cose e riporto indietro molti capi ancora puliti e stirati! Nonostante abbia avuto la fortuna di viaggiare molto ancora oggi le valigie sono un tasto dolente, non riesco ad ottimizzare, a scegliere solo le cose necessarie, ripeto sono un vero disastro!

Un capo iconico del suo guardaroba al quale è particolarmente affezionato?

Cose che mi piacciono non mancano, direi gli abiti in generale, quali i fresco di lana, oppure gli abiti di lino, con i quali mi sento particolarmente a mio agio, poi naturalmente tutto cambia a seconda della stagione o del luogo in cui mi trovo…

Se potesse fuggire un fine settimana lontano da occhi indiscreti in quale città andrebbe?

Avendo viaggiato molto ho avuto la fortuna di vivere in diverse città e vedere molti luoghi, molto diversi tra loro. Ma devo confessare che se non abitassi a Roma, oggi fuggirei proprio qui! La capitale è una città che mi piace molto … altrimenti Parigi, altra città estremamente affascinante.

Gli sportivi, soprattutto se vincenti, per loro natura sono dei testimonial perfetti. Lei è Global Ambassador di Paul&Shark, azienda esponente di quel lusso casual tipico del Made in Italy e Ambasciatore del marchio di orologi Richard Mille, come sono iniziate queste collaborazioni.

Gli sportivi in genere incarnano valori di determinazione, competenza, passione; lo sport e la competizione leale sono veicoli per comunicare valori positivi. La collaborazione con Richard Mille è nata a Manchester, nel periodo in cui ero allenatore del City. Lui veniva spesso alle partite, perché era amico della dirigenza, poi in seguito ha iniziato a fare gli orologi per loro. Quando nel 2012 abbiamo vinto il campionato inglese al ’94 minuto dell’ultima giornata, Richard Mille, per celebrare questo evento, fece un orologio speciale con l’extra time sul quadrante. Da allora è iniziata la collaborazione, lui è un personaggio fantastico, unico, un genio. La nostra collaborazione nacque allora e stiamo andando avanti ormai da diversi anni.

Invece con Paul&Shark la collaborazione è nata un anno fa circa. Dopo esserci conosciuti, loro ritenevano che io fossi la persona giusta per incarnare il loro spirito, i loro prodotti, la loro storia; il marchio lo conoscevo e mi piacevano i loro capi, inoltre ho trovato persone disponibili, professionali. Secondo me tra il marchio e il testimonial ci deve essere corrispondenza, perché, se è vero che il marchio sceglie il suo ambasciatore, è altrettanto vero che questo sceglie il brand al quale dare un volto. Ci deve essere sintonia e comunanza di valori.

LO ‘STILE MANCINI’ SECONDO NOI È RICONOSCIBILE E STA PROPRIO NELLA NATURALEZZA E NELLA NONCHALANCE CON LA QUALE RIESCE A TRASMETTERE ELEGANZA INDOSSANDO UN ABITO SARTORIALE O UNA T-SHIRT CON UN PAIO DI JEANS. L’IDEA CHE BASTI INDOSSARE UNA GIACCA PER TRASMETTERE STILE È SORPASSATA. SAVOIR FAIRE, L’ELEGANZA NEI MODI, ELEGANZA NEL SAPERSI PORRE CON RISPETTO E COERENZA SENZA MAI ALZARE I TONI È QUELLO CHE OGGI DETERMINA LO STILE DI UNA PERSONA E IL CT DELLA NAZIONALE ITALIANA DI CALCIO NE È UN PERFETTO RAPPRESENTANTE.

di Simone Gismondi

Riproduzione riservata

Leggi anche