IL PASSATO È UN FUTURO TUTTO DA SCRIVERE
Nel passato cerchiamo i nostri riferimenti per il presente e per il domani; abbiamo...
La moda come racconto sociale e culturale, capace di dialogare e contaminare la scrittura, l’estetica e il pensiero contemporanei: questo il tema del ciclo di incontri dedicati al legame tra moda e letteratura che vedrà L.B.M.1911, marchio di ricerca di Lubiam, azienda leader nel menswear sartoriale d’alta gamma, quale partner unico al Festivaletteratura di Mantova, in programma dal 3 al 7 settembre 2025.
Primo festival internazionale della letteratura nato in Italia e oggi arrivato alla sua ventinovesima edizione, il Festivaletteratura è tra i più autorevoli appuntamenti della scena culturale nazionale, luogo ideale per l’incontro e la contaminazione tra linguaggi.
Il ciclo di incontri sostenuto da L.B.M.1911, esplora come la moda, al pari della letteratura, sia linguaggio e strumento di narrazione, capace di aprire prospettive nuove e di raccontare identità e trasformazioni e vedrà protagonisti critici, scrittori e figure chiave del fashion system.
Il Programma
thePLAYERS ha incontrato Giovanni Bianchi, Direttore dell’Ufficio Stile di Lubiam, e Olga Campofreda, autrice e ideatrice del Miu Miu Literary Club.
Giovanni Bianchi, Direttore dell’Ufficio Stile di Lubiam
Giovanni, qual è il valore della collaborazione con Festivaletteratura?
Siamo orgogliosi di essere partner di Festivaletteratura. LUBIAM nasce a Mantova e la nostra azienda è profondamente legata al territorio e alla sue eccellenze. Di Festivaletteratura condividiamo i valori fondanti, quali la ricerca, l’apertura e il dialogo tra discipline. Ampliare e rafforzare il rapporto con il territorio e riaffermare il nostro impegno a sostegno della cultura e della creatività sono per noi obiettivi fondamentali.
Secondo lei, cosa accomuna moda e letteratura?
La moda è cultura ed è un linguaggio universale, come la letteratura. Credo inoltre che l’abito e la scrittura siano entrambi strumenti di identità e potenti veicoli di cambiamento.
Il marchio L.B.M.1911 è stato una sua intuizione, vuole raccontarci in breve?
L.B.M.1911 nasce nei primi anni 2000 e ha segnato una tappa fondamentale nella storia di Lubiam. Ho intuito che servisse una radicale innovazione di prodotto, che si discostasse dal mondo del formale, pur rispettandone i canoni in termini di qualità sartoriale, ponendosi in perfetto equilibrio fra lo sportswear e il mondo sartoriale. Il nostro pezzo chiave del guardaroba maschile è la giacca, che negli anni è stata rinnovata e reinventata investendo risorse importanti nella ricerca e nello sviluppo di nuovi metodi e trattamenti di lavorazioni di invecchiamento artigianale che donano alla giacca L.B.M.1911 il caratteristico aspetto vissuto.
Che identità riflette il marchio L.B.M.1911?
L.B.M.1911 è oggi un marchio riconosciuto ed affermato presente in oltre mille boutique in tutto il mondo, ma è anche in perenne evoluzione. Per sua natura, è un brand votato alla contaminazione: è difficile inscriverlo in una categoria ben definita. L.B.M.1911 riflette uno stile che non è solo un modo di vestire ma un modo di vivere. Il nostro è un brand ultra contemporaneo, con radici centenarie, che racchiude in sé l’eccellenza dell’alta sartorialità italiana e uno slancio innovativo verso il leisurewear e il mondo del tecnico.
A Olga Campofreda, autrice e curatrice dei primi tre appuntamenti in calendario, abbiamo domandato…
Olga Campofreda, ideatrice del Miu Miu Literary Club
Olga, lei ha ideato il Miu Miu Literary Club, vuole raccontarci in breve?
Il Miu Miu Literary Club nasce da un’idea di Miuccia Prada, quella di creare uno spazio di confronto e scambio su temi come identità femminile ed emancipazione, a partire dalle opere di grandi autrici del Novecento, spesso dimenticate. L’intero progetto mette insieme passato e presente, perché crea un dialogo ideale tra autrici del secolo scorso e voci contemporanee. Come curatrice, seleziono attentamente insieme alla Signora Prada sia i testi che le autrici coinvolte nelle conversazioni. L’obiettivo è quello di stimolare il pensiero critico sulle identità, sul mondo e sulla società in cui viviamo: una rivoluzione, se si pensa che oggi sono ancora molti i Paesi in cui le donne non vengono valorizzate per le loro qualità intellettuali ma sono considerate esclusivamente per i loro ruoli sociali.
Come nasce l’idea di Questioni di Stile al Festivaletteratura di Mantova?
Sono ormai diversi anni anni che il mondo della moda si è avvicinato a quello della letteratura con eventi o altri tipi di collaborazioni. Si pensi, per esempio, alle t-shirt con la scritta We Should All Be Feminists prodotte da Dior, che riprendevano una famosa frase della scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie; oppure alla serata finale Booker Prize, sponsorizzata da Valentino. La convergenza moda e letteratura esiste da molto, ma oggi è particolarmente evidente. Quello che questi due mondi hanno sempre avuto in comune è l’idea di una narrativa: anche i vestiti raccontano – in modo più o meno simbolico – delle storie, e inevitabilmente sono il racconto della società che li produce e poi li indossa. Circa un anno fa, poco dopo la fine del Festivaletteratura, mi ero resa conto che il mercato editoriale stava proponendo diversi libri sull’argomento, così ho proposto agli organizzatori una cornice per riflettere insieme su questo fenomeno così affascinante. È stato fantastico poterci lavorare insieme.
L.B.M.1911 è partner unico del ciclo di incontri sul dialogo tra moda e scrittura. Secondo lei, quale ruolo possono avere i marchi per contribuire a diffondere la cultura della moda?
Raccontando storie e fornendo piattaforme per ascoltarle. La moda non è solo il prodotto finale dell’abito che vediamo in passerella o in vetrina, ma è un percorso che dall’ispirazione arriva alla produzione e poi all’uso. Uno sguardo interdisciplinare sul modo della moda è un approccio prezioso per capire aspetti importanti delle dinamiche economiche, sociali e culturali nelle quali siamo immersi. A prescindere poi dal legame con il mondo della moda, i brand oggi hanno la possibilità di sostenere la cultura e l’ educazione (in particolare l’educazione alla lettura) in un periodo storico davvero critico per questo settore. Questo può avvenire in modi diversi, dalla sponsorizzazione di eventi culturali alla partnership con case editrici indipendenti, oppure scegliendo personalità del mondo della letteratura come brand ambassadors, tutte attività da cui l’identità dei marchi stessi uscirebbe rafforzata. La cosa più importante è che questa convergenza tra moda e letteratura non sia solo performativa, ma riesca a diventare parte di un discorso condiviso che inviti ad aprire i libri e a leggerli, discuterli insieme, creando comunità. Siamo molto grati a Lubiam per averci aiutato a produrre una serie come Questioni di Stile: questa collaborazione è un esempio importante di una strada che può essere ancora percorsa in molte altre direzioni.
Deve scegliere: un buon libro di moda o un bell’abito?
L’ideale per me: un buon romanzo da leggere indossando uno splendido vestito.
di Marta Coccoluto
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