LA SAHARIANA DAL DESERTO ALLA METROPOLI
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Aprire l’armadio e trovarvi sempre gli stessi abiti per qualcuno può essere frustrante, mentre per altri non è affatto così. Ci sono capi che al contrario, creano un senso di sicurezza e sarebbe destabilizzante non vederli, non averli a disposizione. Se si osserva l’evoluzione della moda maschile negli ultimi anni è possibile affermare che un uomo ben vestito, curato e di stile, non risponda solo a colui che indossa un completo, magari sartoriale, ma anche a chi, mescolando vintage, denim e felpe riesce a distinguersi ed essere comunque notato.
Tra i capi che contribuiscono a questo nuovo concetto di eleganza rilassata, fanno sicuramente parte quelli che possiamo definire iconici. Tra i capispalla mutuati dall’esercito americano e divenuta appunto iconica c’è la FIELD JACKET. IN PARTICOLARE, IL MODELLO M 65, INDOSSATA ORIGINARIAMENTE DAI SOLDATI IMPIEGATI NELLA GUERRA DEL VIETNAM. Questo capo negli ultimi anni è stato copiato, reinterpretato oppure semplicemente indossato nella versione originale.
Reintrodotta da Ralph Lauren oggi questa giacca è preferita nella versione originale, appunto vintage, magari con il liner interno staccabile, riproposta in materiali preziosi come la pelliccia, comunque sempre usata, dismessa da qualche soldato d’oltreoceano e ovviamente nella colorazione verde che è la più rara.
Altro capo evergreen è la BANDANA. Questo capo, succedaneo della cravatta, ha invece mutato la propria originaria funzione, passando da copricapo delle rockstar, per essere arrotolata al collo dei nuovi gentlemen, nel taschino del doppiopetto destrutturato o infilata nella tasca posteriore dei pantaloni da cui, la bandana, nel suo colore vintage per eccellenza, fa appena capolino. Nata oltre 300 anni fa e realizzata con il classico disegno paisley, la più ricercata è quella con il famoso elefantino stampato in basso a destra, segno distintivo del marchio, ormai non più esistente, conosciuto come The Elephant brand. L’uomo contemporaneo ha poi fatto incetta di accessori, che usati con dovizia lo adornano senza però farlo scadere nel pacchiano.
Un esempio è la WESTERN BELT, evocativa di un mondo selvaggio, di frontiera molto distante dal contesto urbano. Oggi viene indossata con disinvoltura tra i passanti di un pantalone denim, senza nessun imbarazzo per la fibbia vistosa ed incisa con scene di rodei polverosi e cavalli imbizzarriti. Nella realtà anche questo accessorio rappresenta un oggetto tutt’altro che privo di significato. Le cinture con grosse fibbie dorate venivano infatti consegnate nelle praterie texane come veri e propri trofei al vincitore del rodeo. Non v’è dubbio che in questo piccolo, piccolissimo inventario di capi ed accessori che, per diversi motivi sono divenuti iconici, gli Stati Uniti rappresentino la fonte principale di inspirazione.
Ed allora, ancora una volta indossare un bomber, un cardigan o una felpa con grosse lettere ricamate in spugna e ben evidenti sul petto o sulla schiena non può che essere evocativo dei campus americani degli anni Quaranta / Cinquanta, anche se la nascita di questi capi, detti VARSITY risale ad anni ben precedenti.
Era infatti il 1865 quando gli allenatori della squadra di baseball dell’università di Harvard decisero che per distinguere e premiare gli atleti migliori avrebbero dato loro dei capi con una grossa H sul petto. L’effetto ottenuto fu che gli altri componenti della squadra per poter indossare le ambite giacche migliorarono le loro prestazioni sportive. Oggi presente in ogni declinazione possibile, lo stile Varsity lo si trova nelle riproduzioni delle felpe delle più note università americane, utilizzato per adattare il proprio logo ed infine sui pezzi più ambiti, vintage ormai stinti ma originali.
Le domande da porsi in merito all’inarrestabile contaminazione tra cultura pop, militare e vintage sono molte ed altrettante sono le risposte. Ma la domanda principale è:
PERCHÉ UN CAPO DIVENTA ICONICO?
Tra il 1940 ed il 1950 James Dean, Marlon Brando e Paul Newman hanno indossato tutti una semplice t-shirt bianca. Demonizzata per decenni la ‘maglia della salute’ oggi è diventata irrinunciabile, da sola o sotto una camicia di denim. Silvester Stallone nel 1982, in fuga dalla polizia sulle montagne canadesi indossava una M65, eppure ‘la giacca di Jhon Rambo’ è oggi fotografata senza esitazione da Scott Shuman (The Sartorialist) sulle spalle dei professionisti della City, abbinata a gessati sartoriali. Steve McQueen, indiscutibile icona di stile, ha indossato nella vita privata e sul grande schermo felpe, t-shirt e giubbotti di ogni genere, oggi replicati in numerose declinazioni e disponibili per essere indossati dai nuovi gentlemen. L’elenco potrebbe continuare all’infinito ma confermerebbe soltanto il fatto che la cultura americana, culla del cinema moderno, artefice dei divi di Hollywood e delle serie tv, ha contribuito notevolmente alla trasposizione di molti capi dalle pellicole alle vetrine dei negozi. Nonostante ciò entrare a far parte dell’immaginario collettivo ed ottenere il passaporto di
capo iconico, non è stata cosa immediata né semplice. Ci sono voluti anni di tentativi, di abbinamenti azzardati, di passerelle imbarazzanti, ma soprattutto uomini che, forse annoiati da giacche e cravatte, hanno saputo introdurre con una buona dose di coraggio stilistico, abiti, stili ed oggetti riportandoli dal passato e facendoli rivivere forse per sempre nei guardaroba maschili.
AL TERMINE DI QUESTO BREVE VIAGGIO RESTA SOLO DA CHIEDERSI COSA RIUSCIRÀ LA NOSTRA EPOCA A CREARE E TRAMANDARE, IN MODO CHE I FIGLI DEI NOSTRI FIGLI POSSANO TENERE NELL’ARMADIO ALMENO UN CAPO ICONICO VINTAGE MADE IN 2022.
di Alessio Bianchi
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