THE SARTORIAL CLUB

Intervista a: KSENIA KONOVALOVA e DENNISE YEH

Tra i vari pregi che caratterizzano la fiera-evento Pitti Immagine Uomo c’è sicuramente quello di creare le condizioni affinché le persone possano fare rete. Quindi non soltanto un grande punto di incontro tra aziende manifatturiere, commerciali e buyers provenienti da tutto il mondo, ma anche il punto di incontro fisico di persone che hanno gli stessi interessi, le stesse sensibilità e visioni. Una grande piazza, dove stringere relazioni ed ideare progetti. È questo il caso di KSENIA KONOVALOVA e DENNISE YEH che Pitti Uomo dopo Pitti Uomo hanno progettato THE SARTORIAL CLUB.

Conosciamole meglio.

Cosa ti affascina di più dell’abbigliamento formale maschile e quando è nata la tua passione?

K. Senza dubbio la resistenza nel tempo. Guardando film o stampe di moda maschile di cento anni fa è sorprendente come lo stile di allora sia familiare e riconoscibile ancora oggi, soprattutto l’abbigliamento su misura anche se ovviamente con alcune distinzioni … revers più larghi, vestibilità più rilassata …. Un appassionato di moda maschile di oggi si adatterebbe perfettamente negli anni Venti del secolo scorso, magari aggiungendo un cappello e un bastone! L’abbigliamento maschile è super versatile e gender neutral. Penso che tutti (consapevoli o meno) possano percepire il carisma e la fiducia attraente che una persona trasmette quando indossa un abito su misura, ecco da dove nasce la mia passione. Passione sbocciata quando ho iniziato a lavorare in questo settore. Man mano che le mie conoscenze crescevano, ho capito quanto un abito su misura possa influire sul modo di essere di una persone e come si presenta nel mondo.

 

D. Adoro il fatto che non sia fashion, ma intramontabile. Le forme e le posizioni del bavero, la posizione dei bottoni e il taglio sono variati nel corso del tempo; tuttavia, la parte essenziale dell’abbigliamento maschile formale rimane per lo più la stessa. Da notare che la silhouette classica è sempre stata neutra rispetto al genere. Era comune che le donne indossassero una giacca da abito o un completo con gonna a ruota negli anni Venti o Quaranta, ma da allora, l’abbigliamento formale femminile e le tendenze della moda femminile hanno subito una trasformazione più drastica rispetto a quella maschile. La mia passione la devo sicuramente alla mia famiglia, in particolare a mio padre. Lo ricordo da giovane con i suoi adorati Ray-Ban dorati, i completi crispaire realizzati da marchi italiani, ricordo inoltre che ogni domenica si prendeva cura delle sue scarpe lustrandole. Ho un ricordo molto vivido di lui con abito marrone crispaire Cerruti abbinato a mocassini neri per il look da ufficio. Per seguire le sue orme, il mio primo abito su misura fu la mia uniforme del liceo all’età di 16 anni. Scelsi il blu navy più scuro che c’era, 3 bottoni stirati a 2. L’ispirazione venne da una vecchia sfilata di Dolce & Gabbana. Inutile dire che il mio vestito si distinse tra un mare di uniformi fatte a buon mercato. La mia parte preferita dell’abito è il bavero, la spalla e la curva dietro. Singolare che il mio gusto non sia cambiato nel tempo.

C’è una maggiore attenzione del pubblico femminile verso l’uso dell’abbigliamento maschile formale rispetto al passato. Secondo te quali sono i motivi?

K. In primo luogo, penso che dovremmo chiarire la distinzione tra le donne che indossano effettivamente abiti maschili e le donne che indossano abiti femminili ispirati alla moda maschile classica. Uno dei motivi principali per cui c’è una maggiore popolarità e attenzione verso le donne in abito è semplicemente perché le donne non avevano questa opzione in passato ed è solo di recente che sono diventati disponibili capi di qualità sartoriale. Non è passato molto tempo da quando alle donne non era nemmeno permesso indossare i pantaloni, e farlo è stata una dichiarazione di uguaglianza audace. L’abito formale da uomo è un simbolo iconico di status e potere. Le donne di oggi che vogliono appropriarsi di questi simboli per se stesse sono libere di farlo, senza dover compromettere la loro femminilità. Penso che le donne che indossano abiti sartoriali maschili lo facciano per le stesse ragioni per cui lo fanno gli uomini: sentirsi sicure, essere rispettate e avere un aspetto professionale. Le donne possono infrangere le regole e ricombinarle in modi che gli uomini non fanno. Infine, gran parte della moda femminile nel secolo scorso è stata di bassa qualità, usa e getta o stagionale; oggi molte donne riconoscono il valore della qualità dal design senza tempo.

D. Nelle foto degli archivi di mia moglie e della mia famiglia, dagli anni Venti fino agli anni Settanta, spesso le donne indossano giacche maschili formali da abito. Rivedendo queste foto ho capito cosa significa ‘vestirsi per onorare l’occasione’. A partire dagli anni Ottanta e per il decennio successivo, quando le donne iniziano l’ascesa professionale, le così dette ‘donne in carriera’, viene introdotto in maniera più diffusa il tailleur da donna; spesso disponibile con spalle larghe, revers a lancia, vita affusolata e realizzato in tessuto gessato. Le donne non hanno mai rinunciato agli abiti in passato, appannaggio di una minoranza in certi ambiti professionali. La tendenza attuale, dal 2010 in poi, è una nuova rinascita del passato. La svolta contemporanea è rafforzata dalla nozione di sostenibilità, slow fashion e artigianato. In un certo senso come nella moda maschile, dopo jeans attillati e pantaloni della tuta, si è ritornati ad un’eleganza senza tempo.

Qual è il tuo capo iconico per eccellenza ed a quale capo del tuo guardaroba sei più affezionata?

K. Il mio capo iconico è una giacca sportiva, non esco quasi mai senza. Adoro come posso indossarlo: come parte di un completo o come complemento di un outfit casual, oppure con un jeans e una t-shirt. Le giacche sono diventate davvero una parte distintiva del mio stile. Oggi però l’oggetto del mio guardaroba a cui sono più affezionata è il classico cappello Panama fatto a mano, che ho comprato recentemente a Bogotà, in Colombia, da un maestro artigiano locale. È un capo estivo così versatile che migliora istantaneamente qualsiasi outfit. Mi vedrete indossarlo sicuramente durante il prossimo Pitti Uomo (Giugno 2022 ndr).

D. Il mio capo iconico è il completo doppiopetto, indossato in modo formale o casual, a seconda dello stile di chi lo indossa. Un abito doppiopetto può essere liberamente indossato con camicia e cravatta, oppure con t-shirt e mocassino. Nessun altro capo può raggiungere una tale versatilità ed eleganza. Ovviamente non è una sorpresa che il capo che più mi è caro sia un abito doppiopetto, realizzato in lino irlandese di farina d’avena, dal maestro milanese Yuki Inoue. È il mio primo completo su misura, che ho indossato al mio matrimonio. È un completo eclettico che riesco ad indossare in molte occasioni. Il valore affettivo di questo capo lo rende unico nel mio guardaroba.

Ma raccontateci qualcosa sul Club, a chi si rivolge il The Sartorial Club, chi pensi sia il target di riferimento?

K. The Sartorial Club è per tutticoloro che amano l’eleganzasenza tempo, del settore e non. Per gli ‘addetti ai lavori’ può essere importante per costruire livelli più profondi di relazioni e avere accesso a diverse esperienze, come il nostro BLACK TIE GALA semestrale il giorno prima di Pitti Uomo. Mentre per gli appassionati che non partecipano a fiere ed eventi del settore, trovano una community di persone con gli stessi interessi, ed hanno accesso a contenuti esclusivi e altri vantaggi. Stiamo costruendo una rete di marchi sartoriali di livello mondiale e artigiani meno noti, che forniranno ai membri del Sartorial Club offerte ed esperienze esclusive. Resta sintonizzato!

D. L’obiettivo di The Sartorial Club (TSC) è supportare la ricerca di un’eleganza senza tempo da parte di tutti. Prima che Ksenia e io fondassimo il Club, sapevamo dal nostro ‘pubblico’ che c’era il desiderio di qualcosa di diverso. Credo che la differenza del TSC sia la comunità, il senso di appartenenza, il rispetto dello stile classico e l’amicizia. L’inclusività è lo spirito chiave e noi la sosteniamo. Il TSC non vuole essere un creatore di contenuti sullo stile di vita, ma vuole offrire una straordinaria esperienza sartoriale. Ciò influisce direttamente sulle attività del club, come i tre eventi globali di quest’anno volti a raggiungere ‘in presenza’ il maggior numero possibile di soci. Inizieremo a Firenze, la sera prima dell’apertura di Pitti, come da nostra tradizione, per poi spostarci a Londra in settembre e infine a New York a novembre. Grazie alle nostre relazioni con artigiani e marchi di livello mondiale possiamo condividerne i vantaggi con i soci membri. Può essere nella forma più semplice dello sconto esclusivo o la possibilità di visitare i laboratori degli artigiani e apprezzarne la maestria. Crediamo nella creazione di relazioni e facciamo in modo che la nostra comunità TSC si supporti a vicenda. Crediamo che questo possa creare un nuovo ecosistema. Detto questo, diamo il benvenuto a tutti coloro che condividono le nostre stesse idee. Insieme, costruiremo un nuovo percorso per perseguire l’eleganza senza tempo.

di Simone Gismondi

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