COVER STORY: SIR PAUL SMITH

OTTOBRE 1970. AL CIVICO 6 DI BYARD LANE DI NOTTINGM, IN NOVE METRI QUADRI SENZA FINESTRE SOTTO L’INSEGNA ‘PAUL SMITH VÊTEMENTS POUR L’HOMME’, INIZIAVA LA GIOCOSA, BRILLANTE E LUNGA AVVENTURA NELLA MODA DI PAUL SMITH, UNA GIOVANE PROMESSA DEL CICLISMO PROFESSIONISTA AL QUALE UN SERIO  INCIDENTE AVEVA POCO TEMPO PRIMA SPARIGLIATO LE CARTE DI FUTURO A DUE RUOTE.
Da lì fu un crescendo: la PRIMA SFILATA A PARIGI NEL 1976, in un appartamento trasformato in un set che si riempì di gente, il SECONDO NEGOZIO NEL 1979 A COVENT GARDEN, Londra. E poi il GIAPPONE, l’uso della stampa fotografica sui tessuti negli anni ’80, vibranti di fiori, ghiande, cataste di legna, mele, edere e nuvole, l’intuito pionieristico nel disegnare abiti formali da uomo con un taglio e una forma libere, prive di ingessature.

Un crescendo di creatività e sperimentazione, abbeverate dalla musica e dall’arte e nutrite dal fermento di un decennio scintillante, in cui tutto sembrava possibile. E forse lo era davvero. I dettagli bizzarri, le fodere degli abiti di sartoria in colori contrastanti e naturalmente le righe, tema centrale del lavoro di Paul Smith. Una sorta di firma che caratterizza stampe vivaci, o fa capolino sui polsini delle camicie, accende le fodere delle borse o scorre nelle cuciture interne delle giacche, rendendole iconiche, riconoscibili, desiderabili.
PAUL SMITH HA UNA CREATIVITÀ CHIC, CONTEMPORANEA E MOLTO POP, QUELLA DI UN VERO PENSATORE VISIVO, CHE TRAE ISPIRAZIONE DA OGGETTII APPARENTEMENTE INSIGNIFICANTI – COME LISTA DI UNA CAFFETTERIA DIVENTATA UNA CELEBRE STAMPA SU GONNA – ED È ATTRATTO DALL’ UNICITÀ DEGLI OGGETTI SERIALI, CHE COLLEZIONA IN MODO SMODATO TRA I PIÙ DISPARATI.
Ancora indipendente dal giogo delle multinazionali del lusso, ha il proprio quartier generale a Londra, dove le sue collezioni continuano a essere disegnate per essere poi distribuite in 60 paesi e in oltre 130 punti vendita, tra cui i celeberrimi di Londra, in Albemarle street, e di Los Angeles, noto come The Paul Smith Pink Wall, disegnato da Luis Barragán.

Paul Smith è a Pitti (106 – GIUGNO 2024, ndr), con una sfilata evento attesissima. Paul, perché ha deciso di organizzare una sfilata a Firenze?
Sono stato uno dei primi designer ospiti invitati a sfilare a Pitti nel 1993 e questa edizione è il momento giusto per il ritorno del marchio al Salone. Pitti Uomo dà risalto ai migliori capi di abbigliamento maschile in circolazione e lo fa in modo molto concreto, reale, tangibile. E io non vedo l’ora di presentare la mia collezione in un contesto più personale.

Quali sono le sue aspettative per questa edizione di Pitti Uomo?
Sono entusiasta di mostrare la collezione SS25 in un ambiente più intimo e non vedo l’ora di incontrare gli ospiti di Pitti Uomo. Incontrare persone da tutto il mondo è uno degli aspetti del mio lavoro che preferisco!

Qual è il ruolo della moda nella società contemporanea?
Dipende a chi chiedi, il mondo di oggi è così frenetico e concentrato sugli schermi e catturare l’attenzione di un pubblico per un breve momento può costare milioni! Personalmente, continuo a realizzare abiti che le persone vorranno indossare perché gli piacciono. Non vestiti che sentono di dover indossare perché simboleggiano qualcosa. È tutta una questione di creare un guardaroba moderno, pratico e su misura.

Secondo lei, il Made in Italy è ancora capace di influenzare il gusto internazionale?
L’attenzione per l’artigianalità e la qualità è profondamente radicata in Italia ed è sicuramente un tratto distintivo molto apprezzato dai nostri clienti.

Lo scorso novembre ha ricevuto a Londra l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia, su proposta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un grande riconoscimento, qual è il tuo rapporto con l’Italia?
È stato un onore incredibile. L’Italia è nei cuori di mia moglie Pauline e mio. La mia collaborazione con la manifattura italiana è iniziata 40 anni fa e continuo ad ammirare quanto sia centrale il lavoro artigiano, quanto sia celebrato nel vostro Paese. Un approccio che, nel corso della mia carriera ha influenzato il mio lavoro.

Cosa la ispira? E secondo lei, le persone come possono aumentare la propria creatività?
L’ho detto molte volte, io trovo ispirazione in ogni cosa. E credo davvero che ciascuno di noi possa lasciarsi davvero ispirare da tutto, basta saper guardare! A stimolarmi è soprattutto la curiosità per la vita quotidiana e per gli oggetti che la accompagnano.

In cosa si sente diverso dagli altri big della moda?
Sono in questo settore ormai da più di 50 anni. Nella moda, la vera sfida è rimanere fedeli a se stessi reinventando quel che si fa, aggiungendo cose nuove, espandendo i propri interessi. Mi piace pensare di esserci riuscito e di avere fatto bene: Paul Smith è ancora un’azienda indipendente, cosa molto rara oggi nel settore.

Qual è il segreto del suo successo?
Me lo chiedono spesso. Penso che la mia avversione ai prestiti bancari mi abbia reso cauto. Col tempo, quando avevo da parte un po’ di soldi, non compravo né una Rolls-Royce né un jet privato. Io ho investito nella pietra, questo è il mio lato ‘vecchia scuola’. Sono orgoglioso della nostra longevità.

Perché acquistare un abito su misura?
Realizzare un abito su misura è un processo artigianale completo, creato da consulenti, modellisti e sarti: un pezzo davvero unico fatto apposta per te. Offriamo da anni un servizio ‘su misura’ e i nostri clienti adorano il processo di realizzazione e il prodotto finale.

Qual è il capo del guardaroba maschile a cui è più affezionato e quale vorrebbe aver inventato?
Beh, c’è solo una risposta: gli abiti sartoriali, ben fatti e con caratteristiche specifiche: mi vedrai con un abito tutti i giorni, anche la domenica!

Quale prodotto iconico vorrebbe reinterpretare o con chi vorrebbe ancora collaborare?
Sono stato così fortunato da aver avuto molte opportunità di lavorare con collaborazioni incredibili. Uno dei momenti più entusiasmanti per me è stato curare a Parigi la mostra di Pablo Picasso, Picasso Celebration: The Collection in a New Light lo scorso anno. Penso che una collaborazione sia davvero importante se la si cura davvero e se entrambe le parti si divertono e ne traggono esperienza, energia ed entusiasmo.

Puoi parlarci della Fondazione Paul Smith?
Nel corso della mia carriera ho avuto la fortuna di essere stato guidato da veri creativi, di altissimo spessore, e mi piace pensare di aver raccolto alcune perle di saggezza lungo il mio percorso. La Fondazione Paul Smith è per me un modo per condividere ciò che ho imparato e per lavorare a stretto contatto con alcuni dei giovani più promettenti e dotati che lavorano nel settore o vorrebbero farlo.
La missione della Fondazione è fondamentalmente aiutare le persone a iniziare il proprio percorso, rivolgendomi soprattutto a chi ha meno opportunità, non necessariamente a persone con i titoli giusti. Penso piuttosto a persone come sono stato io, con origini umili, provenienti da zone periferiche, in cui le opportunità sono poche, che magari non hanno le risorse necessarie per sfondare o non hanno un background che le sostenga. Persone che hanno talento, ma non sanno bene come metterlo a frutto.

Per cosa vorrebbe essere ricordato?
L’unico grande sogno che ho avuto per la mia vita era poterne godere ogni singolo momento. E questo è diventato realtà da tempo. Spero che questo ‘amore per la vita’ rimanga parte di Paul Smith per le generazioni a venire.

di Marta Coccoluto

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